23 Dicembre 2024
Letteratura

La zavorra del vecchio incantatore. Prima parte

di

Ettore Marino

Gianni Brera: ho amici che lo odiavano. Me ne stupivo, ne indagavo il perché, io che per lui tifavo, che sempre grato ne gusterò la pagina e il roco parlare. È forse giunta l’ora di mettere un po’ d’ordine, di traghettare nella chiarezza del concetto sensazioni e sussulti, piccose rabbie e abbandoni gioiosi. Continua a leggere…

Letteratura

L’attesa e il piacere

di

Mario Gaudio

L’attesa è, a ben vedere, la cifra comune delle nostre vite. Essa è radicata a tal punto nelle esistenze umane da poter essere accostata addirittura alla paura, la più ancestrale delle emozioni, che a conti fatti non è altro che l’attesa amplificata di un ignoto evento che potrebbe o non potrebbe verificarsi e che, nell’incertezza, attiva meccanismi istintuali di sopravvivenza. Continua a leggere…

Letteratura

In margine alla trilogia “Il cammino degli Eletti”

di

Mario Gaudio

Prima di entrare nel merito della trilogia Il cammino degli Eletti a cui dedicheremo le nostre riflessioni, vorrei spendere qualche parola sul ruolo e sulla funzione dello scrittore che decide di cimentarsi nella sfida della letteratura fantastica. Continua a leggere…

Saggistica

Se (me) lo dici tu!… Follia e discorsi

di

Ettore Marino

L’articolo che segue era già stato pubblicato sul numero 75 della cosentina semestrale rivista di cultura ilfilorosso. Con il permesso di chi la dirige, lo propongo ai lettori di Terre Letterarie.

C’è un colloide che tutti ci tiene. Si chiama Chiacchiera. Lo materiano noia, invadenza melliflua o arrogante, onniscienza distratta, simpatia revocabile. È una sorta di limo, buono all’attacco e alla difesa, che danna e salva perciò tutti e ognuno. S’irrigidisce a volte in sasso: salvifico anche qui, giacché chi ha poche idee, e le ami quanto ama sé stesso, incede e frange ogni barriera. Si chiacchiera, e si è: si è l’ubiquità senza nome né volto, si è il tutto-tutti che nulla tollera oltre sé… Continua a leggere…

Letteratura

Il patibolo e la grazia

di

Mario Gaudio

Inizierò con un aneddoto. Si racconta che lo scrittore russo Lev Nikolàevič Tolstoj (1828-1910) ricevesse quotidianamente per corrispondenza centinaia di versi di improvvisati poeti in cerca di un’approvazione e con sogni di visibilità. Soffocato dalle molteplici lettere, egli si lamentò della «perniciosa epidemia di poesia» che imperversava in quegli anni, ma il fenomeno non si stemperò né si interruppe e Tolstoj, quasi esasperato, passò all’azione decidendo di rispondere a questa singolare proliferazione poetica con delle cartoline su cui campeggiava un timbro riportante per tutti il medesimo testo: «Lev Nikolàevič ha letto i vostri versi e li ha trovati molto scadenti. In generale, non vi consiglia di dedicarvi a questa attività». Continua a leggere…