12 Aprile 2025

Ettore Marino

Letteratura

Il patibolo e la grazia

di

Mario Gaudio

Inizierò con un aneddoto. Si racconta che lo scrittore russo Lev Nikolàevič Tolstoj (1828-1910) ricevesse quotidianamente per corrispondenza centinaia di versi di improvvisati poeti in cerca di un’approvazione e con sogni di visibilità. Soffocato dalle molteplici lettere, egli si lamentò della «perniciosa epidemia di poesia» che imperversava in quegli anni, ma il fenomeno non si stemperò né si interruppe e Tolstoj, quasi esasperato, passò all’azione decidendo di rispondere a questa singolare proliferazione poetica con delle cartoline su cui campeggiava un timbro riportante per tutti il medesimo testo: «Lev Nikolàevič ha letto i vostri versi e li ha trovati molto scadenti. In generale, non vi consiglia di dedicarvi a questa attività». Continua a leggere…

Fragmenta

Un lupo, più lupi, la bestia…

di

Ettore Marino

Gévaudan: si chiamava così una provincia del Mezzogiorno della Francia: aspra ventosa fredda povera. La Rivoluzione ne rimpastò i confini ribattezzandola Lozère. Nessuno più ricorderebbe il vecchio nome, se un’ombra assassina non lo avesse marchiato per sempre. Creduta e non creduta, infatti, una voce s’era messa a vagare per tutta la Francia sudorientale; era l’autunno del 1763, e la voce diceva di donne e di ragazzi uccisi o scampati per prodigio agli assalti di un’orribile fiera. La voce si muta in evidenza quando è rinvenuto ciò che resta del corpo di Jeanne Boulet, pastora di quattordici anni. È il 30 Giugno del 1764. Continua a leggere…

LetteraturaTerre Letterarie

Dal corpo di una lettera

di

Ettore Marino

Valery Larbaud coniugò in sé sapienza varia e vera, amore del nuovo, ripiegamenti e nostalgie. Viaggiò e s’imbevve di spettacoli. Il treno era un mezzo fatato. Lo cantò come segue: “Dammi il vasto tuo strepito, il così dolce solenne tuo incedere, / il tuo scorrere a notte lungo l’Europa illuminata, / o treno di lusso!, e l’angosciante musica / che va frusciando lungo i tuoi corridoi di cuoio dorato / mentre, di là dalle laccate porte dai grevi chiavistelli in rame, / i milionari dormono. […] Continua a leggere…

Arbëria

Il «quadrifoglio» poetico di Ettore Marino

di

Mario Gaudio

La lingua ‒ si sa ‒ è donna volubile e, in quanto tale, talvolta si presenta sotto le sembianze di nobile matrona agghindata di norme a cui i benparlanti cercano di attenersi in maniera scrupolosa, talaltra essa assume le movenze di capricciosa ragazzetta che, spogliatasi degli orpelli imposti da grammatici e pedanti, si lascia accarezzare liberamente da usi e consuetudini che gli uomini di ogni tempo e latitudine sviluppano, più o meno consapevolmente, nel corso della loro quotidiana attività comunicativa. Continua a leggere…

Letteratura

Ein geländerter Steig. Nota su Federico Schiller

di

Ettore Marino

Il breve saggio che segue mi era stato gentilmente pubblicato nel numero 74 (Gennaio – Giugno 2023) de ilfilorosso di Cosenza, ricco e leggiadro semestrale di cultura che con eguale gentilezza mi permette di riproporlo ai lettori di Terre Letterarie.

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Non ho mai incontrato nessuno che avesse letto Schiller. Non è colpa né merito. Sull’eventuale perché tenterò ben due ipotesi: una severa, una monella. Intanto: quale felicità sognò il poeta svevo? Continua a leggere…

Arbëria

Gennaro De Cicco. La carta e il territorio

di

Mario Gaudio

Percorsi e momenti di storia locale e oltre è opera squisitamente antologica e, in quante tale, si macchia di un duplice crimine: il primo perpetrato nei confronti dei testi accolti ‒ i quali sono stati asportati dai macrocontesti originari ‒; il secondo consumato ai danni dei testi esclusi che, almeno apparentemente, possono essere classificati come negletti e indegni di attenzione. Continua a leggere…

Fragmenta

Spiaccia anche a te, se a me già spiacque!…

di

Ettore Marino

Premessa prima. Soggiornavo a Cosenza. Alle ore diciotto di venerdì 24 Novembre mi trovavo da un pezzo al Cinema Citrigno. Vi proiettavano l’ultimo film su Bonaparte, e avevo temuto di non trovarvi posto. La sala, invece, era quasi deserta. Napoleon iniziò: regia di Ridley Scott, di David Scarpa il soggetto e la sceneggiatura. Compatii ogni assente. A proiezione consumata, ogni assente invidiai. Saltai la cena per stendere l’articolo. Lo ritoccai il giorno dopo. Fiumi d’inchiostri e di parole altrui avevano intanto sfogato, per video e per gazzette, la stessa mia delusa stizza. Avevo scritto invano. Se pubblico il mio pezzo, è soltanto perché lo trovo un poco meno inutile del film che lo ispirò. Continua a leggere…