Schermo, gioco, ipotesi e realtà
di
Ettore Marino
Amavo andare in bicicletta, seguivo con ardore le corse per TV, nutrivo un tifo indemoniato per Francesco Moser, e una buffa tempesta s’abbatté sui miei giorni. Le volate di Beppe Saronni erano colpi di rasoio. Vinceva, e ne morivo. Presi a fantasticare di infilzargli una punta di stilo nel mezzo della schiena: la punta sola, dico, che non lo avrebbe ucciso ma levato di sella per un pezzo. Di quella mia follia rido per come merita, e riderei con pace molto più soave se qualcuno non le avesse dato corpo infiggendo davvero una punta d’acciaio in una carne viva. Continua a leggere…