23 Dicembre 2024

Ettore Marino

Fragmenta

Schermo, gioco, ipotesi e realtà

di

Ettore Marino

Amavo andare in bicicletta, seguivo con ardore le corse per TV, nutrivo un tifo indemoniato per Francesco Moser, e una buffa tempesta s’abbatté sui miei giorni. Le volate di Beppe Saronni erano colpi di rasoio. Vinceva, e ne morivo. Presi a fantasticare di infilzargli una punta di stilo nel mezzo della schiena: la punta sola, dico, che non lo avrebbe ucciso ma levato di sella per un pezzo. Di quella mia follia rido per come merita, e riderei con pace molto più soave se qualcuno non le avesse dato corpo infiggendo davvero una punta d’acciaio in una carne viva. Continua a leggere…

Fragmenta

Scarpe, foto, pennelli e cose ultime

di

Ettore Marino

Un mio amico, che ha nome di Giorgio Godino, mi mostrò un giorno alcune foto. Ritraevano un paio di scarpe da lavoro della più che nonagenaria sua madre Lauretta, confezionate per lei dal maestro calzolaio Vincenzo Candreva di Vaccarizzo Albanese in sul finire degli anni Sessanta. Intendendo esporle su Facebook, Giorgio mi chiese che le corredassi di una nota esplicativa. Continua a leggere…

ArbëriaLetteratura

A un’ora di notte…

di

Ettore Marino

Con la turbinosa ironia che lo contraddistingue, il grande Opàli irruppe nel bar del non meno grande Pippo, mi squadrò, mi sbatté in petto un libro, e tuonò senza appello: “Ricavaci un articolo!” Il libro era La strage dei pettinai, di Paolo De Luca, Rubbettino Editore, 1986; l’articolo è quello che segue. Continua a leggere…

Letteratura

Se il gol non era bello, se belli erano i versi

di

Ettore Marino

Philip Anthony Dark, maestro di Football e di cent’altre cose, in un remoto pomeriggio in cui il sole stentava a morire sulla polvere gialla del nostro campo di allenamento, fece notare a tutti noi suoi discepoli che un tiro banale che va in rete sarà, sì, dimenticato, ma quella rete potrebbe averti fatto vincere l’incontro. “E chi” concluse “chiamerà mai banale una vittoria?” Continua a leggere…

Fragmenta

Parla così!

di

Ettore Marino

Cesare stringe in pugno il discorso di ognuno. La voce sua è piombo fuso in ogni altra gola. A Cesare sia dato sempre ciò che gli è dovuto. L’ultimo Cesare d’Italia si chiamava Benito da Predappio. Che sia stato zittito da quasi otto decenni è una felicità cui sono troppo avvezzo per poterla avvertire come goduria attuale, né appartengo alla schiera di chi detta goduria rinnova in ogni salotto fingendo quasi di avere combattuto di persona una lotta cui l’anagrafe lo danna ad aver solo letto o sentito narrare. Continua a leggere…